Giacomo Balla

Giacomo Balla: Vita e Opere
Nato a Torino il 18 luglio 1871, Giacomo Balla rimase orfano di padre a nove anni. Sua madre, Lucia Giannotti, si dedicò alla sua educazione, sostenendo la sua precoce inclinazione artistica. Dopo aver abbandonato lo studio del violino, Balla si dedicò alla pittura, frequentando l’Accademia Albertina di Torino, dove approfondì prospettiva, anatomia e geometria. Espose per la prima volta nel 1891 alla Società Promotrice di Belle Arti, entrando in contatto con artisti come Giuseppe Pellizza da Volpedo, figura di riferimento del divisionismo.

Trasferitosi a Roma nel 1895, Balla vi rimase per tutta la vita, distinguendosi come pioniere del divisionismo. Tra i suoi allievi figurano Umberto Boccioni, Gino Severini e Mario Sironi. In questo periodo, realizzò opere come La Pazza (1905), che riflettevano una pittura verista intrisa di sensibilità sociale. Nel 1903 partecipò alla V Biennale di Venezia e nel 1905 sposò Elisa Marucci, da cui ebbe due figlie, Luce ed Elica, la prima destinata a diventare artista futurista.

Nel 1909 Filippo Tommaso Marinetti pubblicò il Manifesto del Futurismo, che promuoveva il superamento della tradizione e l’esaltazione della modernità. Balla, già maestro del divisionismo, aderì al movimento, firmando il Manifesto della Pittura Futurista nel 1910 insieme a Boccioni, Severini e altri. Tra le sue opere più iconiche del periodo figurano Lampada ad arco (1911), che celebra l’elettricità, e Dinamismo di un cane al guinzaglio (1912), che esalta il movimento. Questi lavori segnarono il passaggio dal realismo ottocentesco all’avanguardia futurista.

Nel 1915, con Fortunato Depero, firmò il Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo, che combinava arte, musica e parole in libertà. Dopo la morte di Boccioni nel 1916, Balla divenne figura centrale del futurismo, firmando le opere con lo pseudonimo “Futurballa”. Il suo impegno continuò con interventi decorativi, come al cabaret Bal TicTac a Roma, e la partecipazione a esposizioni internazionali, come l’Esposizione delle Arti Decorative di Parigi (1925).

Negli anni ’30, Balla si distaccò dal futurismo, tornando a una pittura figurativa con opere dai colori luminosi. Tra queste, Primo Carnera (1933), ritratto del celebre pugile italiano, testimonia il suo interesse per figure contemporanee, in contrasto con il classicismo di altri artisti coevi.

Stile e Innovazione
Dai suoi esordi, Balla dimostrò un’attenzione scientifica e una precisione compositiva vicina alla fotografia, sintetizzando il realismo ottocentesco con l’avanguardia futurista. Tra i primi lavori divisionisti si ricorda La fidanzata al Pincio (1902), che unisce introspezione e tecnica cromatica. In Ritratto di Signora all’aperto (1903), si nota l’influenza di Pellizza da Volpedo, con pennellate libere e armonie di colore.

Con l’avvento del futurismo, Balla abbandonò il naturalismo, esplorando dinamismo e percezione della luce. Opere come La mano del violinista (1912) e Ragazza che corre sul balcone (1912) frammentano il movimento, rivelando l’influenza della fotografia dinamica. Le Compenetrazioni iridescenti (1912-1913) rappresentano un punto culminante della sua ricerca sulla luce e sul colore, mentre Velocità d’automobile (1912) interpreta visivamente la modernità tecnologica.

Giacomo Balla morì a Roma il 1° marzo 1958. La sua arte, basata sulla fusione di scienza, dinamismo e modernità, lo consacra come una delle figure più innovative e influenti del Novecento.

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