Armand Pierre Fernandez

Armand Pierre Fernandez, noto semplicemente come Arman, è una figura centrale del panorama artistico internazionale della seconda metà del XX secolo. Nato a Nizza nel 1928 e scomparso a New York nel 2005, Arman è noto per il suo coinvolgimento nel movimento del Nouveau Réalisme e per il suo approccio innovativo all’arte attraverso l’uso e l’accumulo di oggetti quotidiani.

Gioventù e formazione

Arman cresce nel negozio di antiquariato di suo padre, il che lo avvicina agli oggetti sin dalla tenera età. Inizia a dipingere all’età di dieci anni e si iscrive alla scuola di Arti Decorative di Nizza nel 1946. La sua giovinezza è segnata da un intenso legame con Yves Klein e Claude Pascal, con i quali intraprende un viaggio attraverso l’Europa. Questo periodo di esplorazione culturale e intellettuale include un interesse per l’astrologia, la filosofia e il buddismo.

Carriera e innovazioni

Nel 1956, Arman presenta i suoi primi “cachets” a Parigi, una serie di tamponi inchiostrati che formano impronte sulla tela, riflettendo la sua ricerca di una nuova modalità espressiva. I suoi lavori successivi si concentrano sull’accumulo di oggetti reali e rifiuti della società. Le sue serie più iconiche includono le “poubelles” (1959), che esibiscono rifiuti urbani come forma d’arte.

La mostra “Le Plein” del 1960 presso la Galleria Iris Clert rappresenta il culmine di questo periodo, con Arman che propone un’appropriazione della realtà attraverso l’accumulo e il riciclaggio poetico di materiali urbani e industriali.

Sperimentazioni e metodologie

Arman si distacca dal dadaismo per sviluppare una propria versione personalizzata e strutturata. La sua arte si caratterizza per la moltiplicazione e la variazione degli oggetti, trasformando la monotonia del ripetitivo in una sinfonia di diversità. Attraverso l’assemblaggio e la decomposizione dei soggetti, Arman esplora nuove dimensioni dell’arte, inclusa la “Combustione” (1963), che utilizza il fuoco per distruggere strumenti musicali e altri oggetti, esponendo i resti in strutture di plexiglas.

Negli anni ’60 e ’70, Arman continua a innovare con il découpage e l’assemblaggio di bronzi, mentre negli anni ’80 amplifica il suo repertorio tecnico con l’uso di materiali vari e approcci come la pittura a colpi di pennello e il “dirty painting”. Alla fine degli anni ’90, la sua opera si radicalizza ulteriormente, concentrandosi su gesti e oggetti specifici.

Eredità e riconoscimenti

Arman è rappresentato in numerosi musei internazionali e ha realizzato oltre 500 esposizioni personali, inclusi 77 musei. La sua capacità di trasformare oggetti quotidiani in arte e il suo approccio unico all’assemblaggio e alla decomposizione rimangono una parte significativa del suo lascito artistico.

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