Festa Tano
Tano Festa nacque a Roma il 2 novembre 1938. La madre, Anita Vezzani, era di origini bolognesi, mentre il padre, Vincenzo Festa, aveva radici palermitane e napoletane. Fu proprio il padre a incoraggiare il giovane Tano a dipingere come hobby. Era fratello dell’artista Francesco Lo Savio, registrato all’anagrafe con un cognome diverso, che si suicidò nel 1963: un evento che segnò profondamente Festa e influenzò la sua arte.
Nel 1952 Festa si iscrisse all’Istituto d’Arte di Roma, diplomandosi in fotografia artistica nel 1957. Frequentava artisti come Mario Schifano, Franco Angeli e, successivamente, Jannis Kounellis e Mario Ceroli . Questo gruppo, noto come Scuola di Piazza del Popolo, si riuniva al Caffè Rosati e alla Galleria La Tartaruga, luoghi centrali dell’avanguardia romana.
La sua prima esposizione risale al 1958, al Premio Cinecittà organizzato dal PCI. Nel 1961 tenne la prima mostra personale alla Galleria La Salita di Roma e partecipò al XII Premio Lissone, attirando l’attenzione della critica. Negli anni successivi collaborò con la Galleria La Tartaruga, dove incontrò Giorgio Franchetti, suo principale collezionista. Nel 1970 sposò Emilia Emo Capodilista, trasferendosi in provincia di Padova e diventando padre di due figlie, Anita e Almorina.
Malgrado un rapporto altalenante con la critica, che lo aveva in parte trascurato, negli anni Ottanta il suo lavoro tornò a suscitare interesse. Morì a Roma il 9 gennaio 1988, a soli 49 anni, accanto alla giornalista Antonella Amendola. Nel 1993, alla XLV Biennale di Venezia, una mostra intitolata Fratelli celebrò lui e il fratello Lo Savio.
Stile e Opere di Tano Festa
Le prime opere di Festa, realizzate tra il 1956 e il 1958, mostrano influenze surrealiste. Dal 1960 introdusse dipinti monocromi, utilizzando strisce di carta imbevute dello stesso colore dello sfondo per creare effetti di verticalità. In seguito, sostituì la carta con listelli di legno e vernici industriali, trasformando la tela in un oggetto. Queste innovazioni furono presentate nella sua mostra personale del 1961.
Dal 1962 cominciò a creare opere tridimensionali, come finestre, porte e armadi, costruite da falegnami su suoi disegni. Questi elementi, privati di cardini e maniglie, diventavano simboli di inaccessibilità. Opere come La finestra rossa e nera e Persiana furono esposte anche nella mostra New Realists a New York. Con il tempo, questi oggetti acquisirono un carattere malinconico, esplorando temi metafisici e il rapporto tra vita e aldilà.
Tra il 1962 e il 1963 introdusse il tema della lapide e iniziò a citare capolavori rinascimentali, in particolare Michelangelo. In opere come Particolare della Sistina dedicato a mio fratello Lo Savio (1963) e La Creazione dell’Uomo (1964), reinterpretò la Creazione di Adamo in chiave pop, spesso frammentandola o applicandola su pannelli di diverse dimensioni. Successivamente, utilizzò colori vivaci e tecniche come l’anilina per creare effetti corrosivi e dinamici sulle figure.
Il suo interesse per un’arte “pop” italiana emerge chiaramente: mentre la Pop Art americana si concentrava su oggetti di consumo, Festa proponeva un’arte radicata nella tradizione, trasformando i capolavori del passato in simboli di cultura popolare. Durante un soggiorno negli Stati Uniti nel 1965, sperimentò la tecnica del ricalco di immagini proiettate, applicandola sia a opere rinascimentali, come la testa dell’Aurora di Michelangelo, sia a oggetti quotidiani.
Negli anni Sessanta Festa realizzò opere come Gli amici del cuore (1967) e per il clima felice degli anni Sessanta (1969), che includevano nomi di amici e colleghi come Schifano e Rotella, con sagome stilizzate e scritte geometriche. Opere come Solitudine nella piazza (1969) combinarono espressionismo e geometria, rappresentando figure emblematiche come l’ammiraglio Nelson a Trafalgar Square.
Negli anni Settanta e Ottanta, le sue opere divennero più frammentate, perdendo progressivamente il legame con i riferimenti originali. Citazioni di Michelangelo e altri grandi artisti furono reinterpretate in chiave astratta, eliminando il contesto spaziale. In alcune opere, i nomi di artisti come Manet, Cézanne o Van Gogh furono trasformati in iscrizioni simili a lapidi, come omaggi al colore e alla memoria.
Tra le serie più note di questo periodo ci sono Le Piazze d’Italia e Rebus, dove utilizzò smalti e aniline su tele emulsionate, e Coriandoli, che segnò il suo ritorno alla ribalta con composizioni vivaci e dinamiche. Negli ultimi anni si dedicò a ritratti, come I quadri privati, basati su fotografie ingrandite di familiari, e opere ispirate alla letteratura, tra cui Don Chisciotte (1987). L’opera finale, Finestra sul mare (1988), collocata sul lungomare di Villa Margi in Sicilia, è dedicata al fratello Lo Savio.
Per tutte le opere attribuite all’artista, offriamo una prima valutazione tramite il nostro numero WhatsApp: +39 3457640360
ARCHIVIO TANO FESTA
Via Trinità, 8, 35020 Pernumia (PD) provincia di Padova
archivio@tanofesta.it